copertina don't make me think

Don’t Make Me Think: un approccio di buon senso alla usability nel web

Usabilità senza pensieri

Ho letto Don’t Make Me Think di Steve Krug (nella seconda edizione del 2006) e l’ho trovato un testo sorprendentemente diretto, quasi disarmante nella sua semplicità. Eppure è proprio questa semplicità ad averlo reso un classico della UX.
Krug riesce a mettere a fuoco un punto che chi lavora nel design digitale tende a dimenticare: gli utenti non leggono, scansionano. Non esplorano, cercano scorciatoie. Non ragionano troppo, cliccano dove credono che sia ovvio cliccare.

Per una UX/UI designer come me, questo libro è stato un richiamo all’essenziale. Non tanto per imparare nuove tecniche, quanto per ricordare perché alcune scelte funzionano e altre no. Leggendolo, ho pensato molte volte ai progetti che seguo ogni giorno: siti che devono guidare l’utente in modo fluido, brand che devono esprimere valore in pochi secondi, interfacce che non devono mai far pensare “Ma cosa devo fare adesso?”.

Copertina del libro Don't make me think

Qui racconto cosa rende il libro speciale, chi è l’autore, cosa insegna davvero e perché è ancora utilissimo per chi progetta prodotti digitali, interfacce e brand. E naturalmente ti mostrerò come applicare questi concetti al lavoro pratico, nella sezione dedicata.

Chi è l’autore

Steve Krug è un consulente di usabilità tra i più influenti della scena internazionale. Prima di pubblicare Don’t Make Me Think nel 2000, e poi aggiornare l’opera nelle edizioni successive (tra cui la seconda del 2006), aveva già alle spalle anni di esperienza come esperto di user experience e progettazione di interfacce.

È noto soprattutto per la sua capacità di rendere i concetti di usabilità concreti, comprensibili, immediatamente applicabili. A differenza di tanti autori accademici, Krug scrive come se stesse parlando a un collega durante una pausa caffè: chiaro, diretto, senza gergo inutile.

È anche l’autore di Rocket Surgery Made Easy (Usabilità, individuare e risolvere problemi, edito da Hops), un manuale pratico dedicato ai test di usabilità “fai-da-te”, un’altra pietra miliare per chi vuole migliorare l’esperienza utente senza budget esagerati.

Il suo sito, sensible.com, è tuttora un riferimento per materiali, esempi e sessioni di usabilità. Krug si distingue per un approccio profondamente pragmatico: niente complicazioni, niente strumenti esoterici. Solo buon design, buon senso e la volontà di osservare gli utenti reali.

Di cosa parla il libro

Don’t Make Me Think è un manifesto dell’usabilità. Il titolo racchiude il concetto chiave: un sito, un’app, qualsiasi interfaccia digitale deve essere così chiara da non richiedere sforzo cognitivo. L’utente deve capire cosa fare all’istante.
Krug parte da un’osservazione molto semplice: le persone non leggono le interfacce, le scansionano. Questo cambia radicalmente l’approccio alla progettazione. Non puoi aspettarti che qualcuno studi la tua pagina. Devi costruire elementi che parlino da soli.

Il libro è organizzato in capitoli brevi, ciascuno focalizzato su un principio di usabilità, spesso accompagnato da esempi visivi e paragoni umoristici. Ad esempio, Krug paragona la navigazione web a entrare in un supermercato: cerchi indicazioni chiare, scaffali organizzati, etichette leggibili. Nessuno vuole trovarsi a chiedere aiuto ogni tre minuti.

Vediamo i punti salienti:

Non costringere l’utente a pensare

Il tema centrale del libro: ogni elemento deve dire cosa fa. Ogni interazione deve essere intuitiva. Ogni dubbio è una frizione che allontana dal compito.
Krug insiste su un concetto che mi torna utile in moltissimi progetti: la comprensibilità vince sempre sull’estetica. Non significa fare design brutti, ma design che parlano chiaro.

Il “scent of information”

Gli utenti seguono una sorta di “fiuto” informativo: cliccano su ciò che sembra avvicinarli al loro obiettivo. Se il percorso non è chiaro, rinunciano.
Questo concetto è potentissimo nei siti web di servizi o portfolio: devi guidare l’utente verso la pagina giusta non solo con parole, ma con segnali visivi e micro-pattern coerenti.

La homepage come mappa mentale

La homepage non deve fare tutto: deve dire chiaramente chi sei, cosa fai, e dove si va da qui.
In molti progetti, anche vostri, noto spesso home page bellissime ma confuse. Krug ricorda che la home è un crocevia logico, non solo estetico.

Test di usabilità continui, non perfetti

Uno dei messaggi più rivoluzionari del libro: fare test semplici, brevi, imperfetti, ma regolari.
Krug sostiene che testare con tre utenti ogni mese è cento volte più utile di un test perfetto una volta all’anno.
La sua filosofia: osserva, correggi, osserva di nuovo. Non complicare.

La lettura è agile, piena di esempi reali e schemi visivi. Questa seconda edizione del 2006 è già molto matura, ricca di update rispetto alla prima: include nuovi esempi, nuovi casi e applicazioni più moderne per l’epoca.

Perché è rilevante per UX/branding/web design

Ecco come uso personalmente i concetti di Krug nei progetti di UX/UI e brand identity.

  • Struttura di un sito professionale – L’utente deve capire immediatamente chi sei e cosa offri. Titoli chiari, CTA leggibili, navigazione essenziale. Krug aiuta a eliminare rumore e confusione.
  • Wireframe di onboarding – “Non farmi pensare” significa: una schermata, un compito, una decisione chiara. Funziona benissimo anche nelle app.
  • Branding orientato alla chiarezza – Anche un brand può “non far pensare”: naming chiaro, messaggi sintetici, architettura dell’informazione logica.
    Un brand è più forte quando è capito subito.
  • Design di moduli e form – Qui Krug è particolarmente utile: meno campi, più chiarezza, più risultati.
  • Landing page per lead generation – Il libro aiuta a evitare frizioni e indecisione: titolo chiaro, beneficio diretto, CTA univoca, struttura lineare.

Non importa quante volte devo cliccare, purché ogni clic sia una scelta automatica e inequivocabile.

Steve Krug | Don’t Make Me Think

3 motivi per leggerlo

3 motivi per non leggerlo

Una spinta finale per migliorare i tuoi progetti

Ogni volta che rileggo Don’t Make Me Think, mi ricordo che la UX efficace non nasce dalla complessità, ma dalla capacità di guidare l’utente senza farlo sentire perso. Se stai progettando un sito, un’app o un rebranding, questo libro può diventare una bussola: semplice, onesta, sempre utile.
Posso aiutarti a trasformare la teoria in wireframe, strutture di pagina e scelte comunicative concrete.
Scrivimi e costruiamo insieme un’esperienza che non faccia mai pensare… se non in positivo.

In pillole

  • Tema: usability nel web, chiarezza, progettazione orientata all’utente
  • Ideale per: UX/UI designer, web designer, brand strategist, sviluppatori
  • Non ideale per: chi cerca testi avanzati di ricerca UX o design visivo complesso
  • Gli utenti scansionano, non leggono
  • La chiarezza vince sempre sulla creatività fine a sé stessa
  • Navigation = segnali chiari e prevedibili
  • Testare presto e spesso
  • L’usabilità è più buon senso che teoria
  • Meno è meglio

Altri libri dello stesso autore da leggere

Steve Krug ha pubblicato anche:

Rocket Surgery Made Easy | Usabilità, individuare e risolvere problemi

È il complemento perfetto. Mentre Don’t Make Me Think spiega i principi dell’usabilità, Rocket Surgery Made Easy ti guida nei test pratici: come svolgerli, cosa osservare, come correggere rapidamente.

Libri simili di altri autori sullo stesso argomento

Tra gli altri autori più rilevanti troviamo:

Un testo fondamentale sul design centrato sull’uomo. Aiuta a capire perché certe interfacce (o oggetti fisici) falliscono e altre funzionano in modo intuitivo.

The Power of Habit – Charles Duhigg

Per approfondire la psicologia dei comportamenti ripetitivi, utile se lavori su prodotti digitali che richiedono uso frequente.

Un testo fondamentale sul design centrato sull’uomo. Aiuta a capire perché certe interfacce (o oggetti fisici) falliscono e altre funzionano in modo intuitivo.

Valentina Fiscarelli
Valentina Fiscarelli

UX/UI, Web e Graphic Designer. Leggo molto e mi informo sulle novità per progettare meglio i prodotti dei miei clienti.
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