Il visual design spiegato senza tecnicismi (e perché ci riguarda tutti)
Mi sono resa conto subito che Critica portatile al visual design non è il classico manuale di grafica o tipografia: Falcinelli usa il design come lente critica per capire la nostra epoca, il modo in cui guardiamo le immagini e la responsabilità che abbiamo quando le progettiamo.
È interessante per guardare non solo come si progettano le forme, ma perché e con quali effetti.
Il titolo «da Gutenberg ai social network» suggerisce un arco temporale e culturale ampio: dalla stampa tradizionale fino alle immagini digitali che vivono sui social. In un momento in cui il design visivo è ovunque – nei banner, nelle interfacce, nei feed dei social – diventa fondamentale non solo saperlo usare bene, ma capirne il potenziale, i limiti, le implicazioni etiche e culturali.

Ed è esattamente questo percorso che Falcinelli propone: un’esplorazione agile ma densa, illustrata e stimolante, per chi – come noi – mette la visualità al centro del proprio lavoro.
Nel prosieguo dell’articolo vedremo chi è l’autore, di cosa parla il libro in dettaglio, perché merita di essere letto (o perché no), quali sono gli altri suoi titoli e cosa leggere se si vuole completare il quadro. Come sempre, affronteremo in che modo questo volume si collega al lavoro pratico di UX, branding e design web.
Chi è Riccardo Falcinelli
Riccardo Falcinelli (nato nel 1973) è uno dei più importanti teorici e designer italiani. Ha studiato Letteratura italiana alla Sapienza e si è formato anche al Central Saint Martins di Londra.
Oltre a progettare libri e collane per editori come Einaudi, minimum fax, Laterza e Zanichelli, dal 2012 insegna Psicologia della percezione all’ISIA Roma Design.
La sua produzione unisce pratica progettuale e riflessione critica sul visual design, con uno stile accessibile e molto orientato alla cultura visiva contemporanea.
Il libro che stiamo esaminando si inserisce proprio in questa intersezione: non un puro progetto visivo, ma un testo che invita ad interrogarsi. Questo rappresenta un buon vantaggio per chi vuole utilizzare la teoria per migliorare l’applicazione pratica nel campo del branding e della user-experience: hai un autore che parla di visualità e design ma lo fa con un approccio accessibile, non accademico e connesso al mondo professionale.
Di cosa parla il libro
Il libro “Critica portatile al visual design. Da Gutenberg ai social network” è stato pubblicato da Einaudi, collana Stile Libero Extra, nel 2014 (321 pagine circa) (edizione illustrata).
L’obiettivo dichiarato è “i linguaggi e i saperi del visual design, cioè di tutte quelle cose progettate anzitutto per lo sguardo”.
Il volume affronta svariati temi che spaziano dalla tipografia alla fotografia, dalla narrazione visiva agli schermi, fino alla cultura dei social network, proponendo 12 o più capitoli tematici (ad esempio: Visualità, Industria, Serie, Riproducibilità, Consumo, Contesti, Identità, Marchio, Display, Codici, Caratteri, Lettura, Layout, Iconografia, Esattezza, Narrazioni, Fotografia, Schermi, Stile, Miti).
Ho individuato quattro punti salienti che mi sembrano particolarmente utili come designer:
Il passaggio dalla stampa all’immagine digitale
Falcinelli parte da Gutenberg (la stampa tipografica) e percorre il passaggio fino ai social media, evidenziando come le condizioni della visualità siano cambiate — la riproducibilità tecnica, la moltiplicazione delle immagini, la fruizione su schermo. Questo “salto” storico è utile per comprendere la tradizione del visual design e come essa non sia solo estetica, ma culturale e tecnologica.
Il ruolo della riproducibilità e del consumo visivo
Uno dei capitoli affronta la riproducibilità: l’immagine che si può moltiplicare, distribuire, consumare. Questo tema è centrale nelle interfacce digitali, nei social, nei brand che progettano “contenuti” visivi che devono circolare.
Falcinelli suggerisce che il visual design è anche “distribuzione”, “occhio sociale”, “media”. Questo aspetto fa riflettere sul design che diventa sistema, non solo forma.
Identità, marca, display, codici
Nel design brand/UX, questi capitoli risultano preziosi. Falcinelli affronta “Identità”, “Marchio”, “Display”, “Codici” come elementi del visual design moderno: non solo come estetica ma come linguaggio, come sistema di segni che comunica dentro un contesto visivo e sociale. Ad esempio, come un brand si presenta visivamente su schermo, come usa icone, loghi, layout, interfacce, e come questi elementi diventano codici condivisi.
Fotografia, schermi, miti e narrazioni visive
Infine, il libro arriva ai nostri giorni: fotografia digitale, schermi, social network, ambienti visivi dove lo sguardo è sempre attivo, mobile, in feed. Il design visivo non è più solo statico su una pagina stampata, ma dinamico, letto, scrollato, commentato.
Falcinelli ci invita a riflettere: chi progetta visivamente, oggi, ha una responsabilità non solo estetica ma anche culturale e critica.
Stile e struttura: il volume è accessibile, con illustrazioni (nella versione “Ediz. illustrata”) che accompagnano i capitoli. Non è un manuale tecnico con misure e parti da seguire passo-passo, ma una riflessione critica e visiva. Questo lo rende una lettura piacevole e stimolante per un professionista che vuole ‘pensare’ il design oltre l’esecuzione.
Pratico per design / branding / UX / progettazione web
Come freelance nel design UX/UI, brand strategia e web design, puoi trarre diversi spunti pratici da questo libro:
- Definizione di visual identity: quando progetti una brand identity, puoi utilizzare la riflessione sul “codice visivo” (capitolo “Codici”) per costruire un sistema coerente: non solo un logo, ma un alfabeto visivo, icone, layout, fotografie, elementi di display, schermi.
- Progettazione delle interfacce: considerando i capitoli su “Schermi”, “Display”, “Lettura”, puoi riflettere su come la fruizione dello schermo, mobile o desktop, cambia il modo in cui l’utente “legge” il design. Puoi scegliere tipi di layout, griglie, ritmo visivo più consapevolmente.
- Consapevolezza del design come veicolo di significato: puoi usare la riflessione per educare il cliente: “non stiamo scegliendo solo colori e font, stiamo scegliendo come il brand guarda e viene guardato, e come comunica visivamente nel contesto digitale”. Questo può rafforzare il posizionamento dei tuoi servizi.
Esempio concreto: quando progetti una landing page per un cliente, usa le idee del libro per definire: griglia di layout (influenzata dalla storia del libro/lettura), scelta tipografica (con consapevolezza di lettura su schermo), e immagine principale (considerando il ruolo della fotografia e del display). Questo approccio fornisce un “valore extra” che va oltre “faccio un sito bello”.
Nel mondo contemporaneo il design è ovunque: può essere usato, abitato, fruito, maneggiato, goduto, sfruttato, sprecato, distrutto, riciclato; ma soprattutto il design può essere “visto”.
Riccardo Falcinelli
3 motivi per leggerlo
- Ampia panoramica culturale del visual design – Il libro offre non solo tecniche ma contesti: ti aiuta a comprendere il “perché” delle scelte visive. Per un designer freelance che lavora su brand identity e UX, questa lente più ampia può arricchire il tuo approccio progettuale, trasformando il design da “fare bene” a “fare con consapevolezza”.
- Collegamento tra teoria e pratica visiva moderna – Il salto da Gutenberg ai social network significa che il libro mette in dialogo tradizione e contemporaneità. Questo è utile per progettare interfacce, landing page, identità visive nei contesti digitali attuali: ti fornisce vocaboli, metafore e ragionamenti per parlare con i clienti oltre i mockup e i wireframe.
- Rafforzamento del ruolo del designer come narratore visivo – Leggendo il libro, si rafforza l’idea che il designer è non solo “chi disegna”, ma “chi comunica”, “chi indirizza lo sguardo”, “chi struttura significati”. Questo può essere un buon elemento di posizionamento per te come brand strategist + designer: mostrare al cliente che non progetti solo loghi o interfacce, ma esperienze visive.
3 motivi per non leggerlo
- Non è un manuale tecnico dettagliato – Se cerchi un testo che ti insegni come fare layout responsive, come scegliere font per l’accessibilità, come costruire un sistema di design step-by-step, questo non è il libro. È più riflessivo che operativo.
Se hai bisogno di guida tecnica pura, potresti sentirti un po’ “in superficie”. - Riflessione critica più che casi specifici di progetto UX –Il libro ha una forte impronta teorica e culturale. Se il tuo obiettivo è immediatamente trovare esempi recenti specifici per UX mobile, design spirit o interfacce native, potresti trovare meno benefit rispetto a testi più specialistici.
Inoltre, essendo del 2014, alcuni esempi digitali possono apparire leggermente datati rispetto al mondo social di oggi. - Potrebbe richiedere tempo e riflessione – Per ottenere beneficio reale, serve leggerlo con attenzione per riflettere su quanto proposto.
Se stai cercando una lettura “leggera veloce” per ottenere idee immediate, potrebbe essere più lento. Inoltre, se lavori esclusivamente nel lato “codice e implementazione” del design (piuttosto che nella strategia visiva), potrebbe non essere al caso tuo.
Hai bisigno di una mano?
Non hai tempo per leggere Critica portatile al visual design o tutto lo scibile sull’argomento, per realizzare il tuo progetto? Posso darti io una mano.
Contattami, parliamone insieme!
In pillole
- Tema: riflessione sul visual design dalla stampa tradizionale al digitale/social
- Chi dovrebbe leggerlo: designer visivi, UX/UI, brand strategist, chi vuole riflettere sul “perché” del visual design
- Chi potrebbe evitarlo: chi cerca solo un manuale tecnico o casi progetto recentissimi di UI/UX
- Punto forte: ampio contesto culturale, connessione tra forma visiva e significato
- Limite: non guida tecnica passo-passo, alcuni esempi possono risultare datati (2014)
- Applicazione: utile per costruire identità visive, interfacce, storytelling social con consapevolezza
- Voce dell’autore: teorica ma accessibile, adatta a designer professionisti che vogliono riflettere
- Impatto pratico: arricchisce la tua proposta di valore come freelance che unisce design visivo + strategia
Altri libri dello stesso autore da leggere
Se ti è piaciuto Critica portatile al visual design, ci sono altri titoli di Falcinelli molto interessanti da considerare:
Una sorta di “Enciclopedia” che splora il colore non solo come tool grafico, ma come fenomeno culturale e visivo.
Più teorico e filosofico, per chi vuole approfondire ancora di più il “perché” del graphic design.
Questi titoli permettono di costruire una sorta di biblioteca visiva critica che va dal colore, all’immagine, alla filosofia del design — ottimo per uno studio di brand identity con consapevolezza.
Una riflessione sull’immagine in generale, perfetta per chi lavora col visual storytelling.
Libri simili di altri autori sullo stesso argomento
Ecco alcuni testi complementari che si inseriscono nella stessa ambito della riflessione culturale sul design visivo:
Information is Beautiful | Capire il mondo al primo sguardo di David McCandless
Sul visual storytelling e la visualizzazione dei dati, utile per interfacce e dashboard.
Graphic Design A Concise History di Richard Hollis
Una storia documentata e visivamente ricca del graphic design nel Novecento: dal manifesto alla grafica aziendale, dalla stampa analogica all’era digitale.
Tu non sei un gadget di Jaron Lanier
Una prospettiva più ampia sul digitale, utile per chi progetta anche per i social e le piattaforme.



